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Dicono di Lui

 


«Non provo mai difficoltà a giudicare un artista. Chi dipinge – ad esempio, come faccio io, calato su una tela a riportare ciò che sento, in forza della mia sensibilità – è chiaro è naturale che se si trovi a dover giudicare un’opera lo faccia con molta franchezza nel segno di tale convincimento. Questo vale per la scrittura, e altre espressioni artistiche, che vanno protette da insulse incursioni estetiche, da tutto quell’apparato depistante, che io chiamo il pensiero “precotto”, e di volta in volta sfornato per un mercato omologato e omologante. A maggior ragione la bussola esclusiva della sensibilità vale per il mio amico Aldo, del quale ho sempre apprezzato il suo profondo e libero sentire e con cui ho in programma di esporre alcune mie “visioni d’arte” al Palazzo Ducale di Avella. Abbiamo già visitato scuderie e saloni per l’esposizione, sono molti bui. Ma li illumineremo noi».

NICOLA PUGLIESE | Giornalista e Scrittore

(Un giorno al Bar Pasquino di Avella)


«Giudicare la pittura di un amico e collega come Aldo de Francesco, con il quale ho fatto insieme un lungo e intenso viaggio nel giornalismo napoletano, prima al vecchio e glorioso “Roma” e poi al “Mattino”, non è facile. Bisognerebbe partire dalla sua sensibilità, che ne fa una persona squisita, un eclettico artista. Comunque, al di là di ogni giudizio di natura critica, so di poter dire che, ogni qualvolta mi capita di vedere un suo quadro, provo una particolare emozione, trovando nei suoi paesaggi quell’incanto, che si avverte a contatto diretto con la natura. Tanta Irpinia come terra d’origine, tanta Napoli, città d’adozione. Ricordo la sua prima mostra, che tenne al Circolo della Stampa in Villa Comunale e il successo che ebbe, a riprova di una vocazione genetica, consolidata, non passeggera, di effimera infatuazione. Provate ad ammirare i suoi più recenti lavori come “Festabarocca”, trasposizione pittorica dell’omonimo libro su uno dei carnevali più antichi, originali e travolgenti del Sud, quello di Montemarano, e mi darete ragione, nel trovarvi trascinati in un’esplosione di colori».

GIANNI AMBROSINO | Direttore “Canale 21”


«Aldo de Francesco è un giovane giornalista, amico e frequentatore del mio “atelier” di torre Caselle al Vomero alto, dove spesso, insieme con altri amici, a sera si parla di tutto, prevalentemente di arte. E’ stato in uno di questi momenti di conversazione, che lui mi ha confidato di avere un grande rimorso. Io pensavo chissà cosa volesse dirmi ma non v’è alcun mistero: il suo rimorso è la pittura. Lo sospettavo da tempo, poi l’ho potuto verificare nel vederlo molto attento, preso addirittura da ciò che dipingevo, su come impostavo il quadro. Mi sono quindi accorto che oltre ad amarla, possiede anche una felice vena di disegnatore, su cui non si può barare. Per me è stato naturale spingerlo a saldare questo vecchio conto invitandolo a mettersi davanti a un cavalletto, cosa che ha fatto subito, come si dice, senza farsi pregare. Ci sta provando e promette bene. Ogni sera, quest’inverno, ha abbozzato alcuni paesaggi. A proposito di paesaggi di recente l’ho trovato molto colpito dalla conoscenza di Camillo Catelli, il “Matisse” dei Camaldoli, per il suo modo di dipingere essenziale e analitico, capace di fondere i colori senza mischiarli. De Francesco ama seriamente la pittura, sono certo che non lascerà più».

ANTONIO BERTE’ | Pittore

(Settembre 1983 – Presentazione al Circolo della Stampa di Napoli del libro: “ Ultime voci dall’epicentro” di Salvatore Biazzo, Mimmo Carratelli, Aldo de Francesco, illustrazioni di Antonio Bertè – T. Pironti Editore )


«Un magnifico, luminoso racconto, che ricalca fedelmente quello che lui sente, grazie a un uso molto giudizioso dei colori e a una condizione ispirativa, spontanea congeniale al suo carattere istintivo e creativo: questa è la pittura di Aldo De Francesco, collega versatile che mette passione, tanta passione, in ogni cosa che fa. Ne ho conferma ogni qualvolta vedo una sua opera, ricordando bene che certi luoghi da lui raffigurati sono già stati narrati e sufficientemente approfonditi in alcuni suoi articoli o reportage, da trasmetterti un’infinità di nuove sensazioni. Il “Roma”, già ribalta del suo brillante impegno giornalistico, lo ha avuto come vignettista di particolare arguzia politica, sotto lo pseudonimo di Malatesta e ora come opinionista di punta. Che ricchezza di sentimenti, che legami straordinari con la sua Ironia…»

ANTONIO SASSO | Direttore del “Roma”


«…Ci sono molti modi per raccontare una città. E Aldo de Francesco ha saluto e voluto mettersi in gioco per sperimentarne diversi. Prima una esistenza dedicata al giornalismo, quindi la narrativa, la poesia, la raccolta di dotta di proverbi e luoghi del folklore partenopei. Poi la pittura, dove è uscito allo scoperto, con passione, senza filtri, deciso ad affermare la forza plastica di una città che è figlia di due elementi primigeni: l’acqua e il fuoco. Nel suo mondo fanno incursione Meriggi Irpini, Marine Amalfitane e Costiere Mistiche. Un mondo di tarantelle e di sguardi, fra cui quello di Eduardo. Un volto in cui si ritrovano espressioni dello stesso de Francesco, con un sorriso appena accennato e gli occhi, che osservano attenti una città da raccontare. E da amare».

ANNA PAOLA MERONE | Giornalista

Corriere del Mezzogiorno (27 Giugno 2012)


“E’ da tempo che Aldo De Francesco, decano del giornalismo napoletano, ha rivelato al pubblico di avere il suo secondo talento, dimostrando di tenere le carte in regola anche quando manovra tele e pennelli… I suoi contenuti gentili, declinati con garbo e passione, restituiscono allo sguardo una pittura di genere, mai però manieristica o convenzionale, legata con ovvia evidenza alla lezione dei grandi: trasparente il riferimento, deferente e disciplinato, a maestri del calibro di Attilio Pratella o Rubens Santoro, per arrivare progressivamente alla classe cromatica o al brio disegnativo di un Luigi Crisconio o di un Eugenio Viti. Annidato tra le pieghe di una descrizione gentile, allora, il pennello di De Francesco attinge a un vocabolario, tarato sulla godibilità immediata della immagine: merce rara nello scenario paranoico e allucinatorio di certo linguaggio delle avanguardie contemporanee, consegnate alla storia dell’arte solo in virtù di una sconcertante ambiguità visiva o della ricerca dell’effetto fine a se stesso…»

ALVARO MIRABELLI | Giornalista

(Chiaia Magazine, ottobre 2012)


«Non tutte le memorie sono uguali. A volte i ricordi assumono la patina polverosa dei vecchi mobili, altre volte hanno il gusto acidulo del rimpianto. In queste pagine di Aldo de Francesco la rievocazione del Carnevale della sua infanzia a Montemarano ha la freschezza di una fonte viva, da cui sgorga un’acqua che zampilla nel futuro. Siamo di fronte a un libro molto ricco, che si presta a diversi livelli di lettura: la riflessione colta, sulla festa popolare e sulla dimensione mitica della cultura meridionale; la raccolta di ricordi della infanzia; l’immagine pittorica che sintetizza l’interpretazione del Carnevale e al tempo stesso affida all’intelligenza e all’intuito una sovrabbondanza di percezioni e di significato».

 «L’autore è in primo luogo artista, che dipinga con le bellissime gouaches inserite nel testo o con le parole; attraverso i suoi vari registri, quello della memoria tra cronaca e sogno e quello della meditazione sulla storia e sulle prospettive del Mezzogiorno, de Francesco intrattiene con la naturalezza del gentiluomo una lunga conversazione con il lettore, al quale ora mostra un quadro, ora narra un episodio paesano, ora cita un libro… I racconti  del Carnevale sono appunto il cuore di questa Festa barocca: il paese si affolla di personaggi e di episodi, presentati con affettuosa partecipazione; le piccole storie vengono salvate dall’oblio delle generazioni e trasmesse  a noi; al tempo stesso vengono ricucite alla grande Storia, con frequenti incursioni attraverso i secoli, nelle vicende e nella cultura di Montemarano, di Napoli e del Mezzogiorno».

«Con procedere sicuro sul piano concettuale e linguistico, Aldo de Francesco ricostruisce l’intreccio di riti e miti che sta alla base del Carnevale, fra viaggi all’Ade con biglietto di andata e ritorno, pantheon italico e romano e culto cristiano, per giungere alla fase genetica della festa: quel Seicento che è secolo di grande chiaroscuro, della severità controriformistica e del barocco trionfante e tronfio. Qui il punto di vista si sposta dal lato del popolo: stretto fra il potere dello stato vicereale, della Chiesa e delle élites nobiliari e borghesi, trova nel Carnevale una via di fuga, per quanto provvisoria».

TONI IERMANO | Ordinario di Letteratura Italiana Università di Cassino e del Lazio Meridionale

(Dal saggio introduttivo del libro “Festabarocca”, Iuppiter Edizioni, 2015)


«Conosco Aldo De Francesco dai tempi del “Roma” di Via Marittima, quando ne era direttore Antonio Spinosa, poi ci siamo ritrovati, dopo molti anni al “Mattino”, e ho sempre visto in lui, per la passione che mette in ciò che fa, il giornalista artista, avido di conoscenza e di feconda creatività. Un esemplare di quel giornalismo romantico inquieto e di costante ricerca. È un pittore autodidatta, che ha però studiato con rigore i segreti per saper fondere i colori, creare quelle atmosfere tonali, capaci di farti meglio capire le grandi scuole e i grandi maestri, e soprattutto per non barare. Ama il figurativismo, che germoglia in lui da una netta vocazione impressionista. Io ho il privilegio di avere nella galleria dei ritratti un centinaio, a me dedicati da artisti, gente dello spettacolo, personalità della cultura, uno a firma di Aldo de Francesco, di originale segno cubista, forse una tentazione che sta sempre in agguato».

GIULIANA GARGIULO | Giornalista e Scrittrice